In questo articolo vogliamo parlare del singolo presente nel primo album in inglese delle t.A.T.u., che ha venduto un totale di più di 8 milioni di copie in tutto il mondo. Un successo planetario per due ragazze che, dalla Russia, hanno portato un’ondata di musica carica di energia, ma al contempo raffinata e prodotta secondo i più alti standard della discografia.
200 Km/h in the Wrong Lane (2002)
Anche se Julia e Lena avevano già riscosso un grande successo con la versione russa di quest’album, è con la pubblicazione in inglese delle loro canzoni che avviene la consacrazione mondiale di due nuove star del pop.
200 Km/h in the Wrong Lane uscì nel 2002 e, trainato dal singolo All the Things She Said, scalò rapidamente le classifiche. Perché questo successo? Come sempre, nella storia della discografia, è un perfetto incastro di tutti i pezzi giusti che raggiunge grandi risultati. E, come in questo caso, un incredibile mix di elementi diversi tra loro, che hanno creato un sound inconfondibile.
Un singolo che ha fatto la storia
All the Things She Said è un pugno nello stomaco di pura energia rock, travestito da brano pop. La produzione del brano è stata affidata al grande Trevor Horn, già membro degli Buggles, che con la sua Video Killed The Radio Star propose per la prima volta un pop quasi acido nella sua ricerca sonora e nella commistione di generi, tra voci al megafono e cori suadenti.
Per le t.A.T.u. viene scelto di costruire un sound con una solida base rock, con bassi essenziali e pulsanti e ritmica che non lascia spazio all’elettronica, mentre i synth sono usati per dare spessore sonoro. Lo strumming delle chitarre, distorte e compresse, costruisce quasi un muro di contenimento per gli altri strumenti e completa l’arrangiamento strumentale.
Ma è nell’architettura vocale che troviamo la vera forza del pezzo. Le melodie sono tutte nel registro medio alto, per accompagnare la fresca vocalità di Lena e Julia, ma è più che altro l’architettura armonica degli incastri a renderla un lavoro di produzione ambizioso. Le voci si mescolano e si sovrappongono, ritrovano un unisono, per poi tornare ad armonizzare su diverse linee.
Quando il pop si fa duro
Il video che accompagna il brano fu censurato, al tempo. Ma quei baci scambiati da dietro una recinzione, si sposavano perfettamente con la struttura della canzone, dove le voci sembrano cercare di sollevarsi da una base sonora potente, per librarsi nei registri dei toni più alti.
La struttura in strofe, ritornello e special, ricalca quella delle produzioni pop: ma sia la scelta del missaggio saturo e dell’utilizzo degli strumenti, appartiene alla tradizione di un rock a tratti anche aggressivo. D’altronde, il 2002 era l’anno del successo di artisti come i Nickelback e Avril Lavigne, la cui ricetta di pop rock aveva conquistato il mondo.
All The Things She Said, con la sua masterizzazione super compressa, con la sua orecchiabilità scaltra, la produzione impeccabile e due interpreti che non deludevano neanche nelle esibizioni live, era destinato ad avere successo. E lo ha ottenuto.